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CENNI
STORICI DI PIACENZA
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Popolata
sin dall'antichità, il territorio abitato in originalmente
da stirpi liguri venne conquistato prima dagli Etruschi e poi dai
Celti. La città fu fondata dai romani sulle rive del fiume
Po nel 218 a.C., probabilmente su un preesistente insediamento celtico,
sul confine tra i territori delle due federazioni degli Insubri
e dei Boii sconfitte in precedenza dai Romani. Nello stesso anno
nacque la colonia gemella di Cremona. I romani preferirono costruire
il castrum su un pianoro alluvionale più alto di 4-5 metri
rispetto al territorio circostante aumentando in tal modo la capacità
difensiva dell'insediamento. Essendo la zona popolata dai Celti,
entrambe le città nacquero come avamposto per consolidare
le conquiste in territorio gallico e per tenere a bada le genti
celtiche. Sia Piacenza che Cremona vennero fondate come colonie
latine e furono inviati 6.000 coloni latini, specialmente selezionati
fra i cavalieri romani. La scelta fu dovuta particolarmente all'incombente
minaccia di una seconda guerra punica con Annibale che, alla guida
dell'esercito cartaginese, aveva appena vinto la battaglia del Ticino
e si preparava alla conquista di queste zone. Dopo aver espugnato
Casteggio, Annibale vinse anche la battaglia della Trebbia nel corso
della quale caddero circa 20.000 soldati romani. Placentia seppe
resistere: il territorio paludoso fu bonificato, la produzione di
grano, orzo e miglio fu incrementata, si iniziò anche la
tessitura della lana, quindi divenne un importante municipio romano
con un attivo porto lungo il fiume Po durante la Repubblica e l'Impero.
Il fiume e la via Emilia, che la congiungeva con Ariminum o Rimini,
già allora caratterizzavano la vocazione logistica della
città. Lo schema viario romano con "cardo" e "decumano"
è ancora ben visibile nel centro storico. Uno storico dell'epoca
testimonia inoltre dell'esistenza di un anfiteatro "che volge
verso il Po" di cui purtroppo non è rimasto nulla. La
sua ubicazione sarebbe, secondo lo storico, nella zona dell'attuale
Via Campo della Fiera.Essendo città di frontiera,subisce
vari saccheggi e distruzioni , ma sempre si risolleva e durante
l'epoca di Augusto era una città rinomata. Procopio la definisce
"Urbs Aemiliae Princeps" , Publio Cornelio Tacito|Cornelio
Tacito la descrive come "colonia potente per forze e per ricchezze"
e secondo Strabone era, insieme alla vicina Cremona, una delle città
più celebri dell'area padana. In era cristiana i cittadini
di Placentia costruiscono piccoli sacelli dedicati ai martiri del
luogo, tra cui Antonino. Centurione romano della legione Tebea,
cristianizzò la popolazione della zona all'inizio del IV
secolo e fu martirizzato sotto Diocleziano.Divenne patrono della
città che lo onorò con la costruzione di una basilica
che porta il suo nome. Nel 476 d.C., proprio a Piacenza si concluse
il ciclo storico dell'Impero Romano d'Occidente con l'uccisione
del generale Flavio Oreste e la successiva deposizione dell'ultimo
imperatore,Romolo Augusto, ad opera del re degli Eruli Odoacre.
Caduto l'Impero Romano, la città fu saccheggiata e ricostruita
in seguito alle invasioni barbariche. Si ritrovò al centro
della guerra tra i Goti e le truppe dell'Impero Romano d'Oriente.
Le sorti cittadine si risollevarono quando divenne sede comitale
longobarda (cioè vi fu stabilita la sede di un ducato longobardo),
ma solo con la dominazione dei Franchi (dal IX secolo) si ha una
consistente rinascita. Importanza sempre maggiore ebbe intorno all'anno
Mille, quando si registrò anche una crescita demografica
ed economica, essendo posta lungo la Via Francigena che portava
in città numerosi pellegrini e mercanti. Con l'affermazione
dell'Sacro Romano Impero Germanico, del feudalesimo e dei vescovi-conti,
sorgono nuove classi sociali, tra le quali un intraprendente ceto
mercantile e artigianale, ma anche feudatari rurali che si uniscono
al governo della città. In questo periodo regnarono: Adelgis
II, Aimone e Amandus, tutti e tre conti di Piacenza. Nel 1095 papa
Urbano II indice da Piacenza, dove era tornato in auge un sentimento
filopapale, la Prima Crociata per la liberazione della Terra Santa.
Il luogo di quest'evento è identificabile oggi in Piazza
delle Crociate, in Via Campagna. Il Concilio di Piacenza fu seguito
da quello di Clearmont, in Francia, da dove fu ufficialmente indetta
la Prima Crociata cristiana contro gli infedeli che infestavano
la Terra Santa. Fu un importante Libero Comune (dal 1126) aderente
alla Lega Lombarda e nell'XI secolo partecipò alla guerra
contro il Barbarossa, scendendo in campo con gli altri comuni della
Lega Lombarda nel 1176 (fra i quali vi era anche Bobbio) in occasione
della battaglia di Legnano. Non lontano dalla città, nell'attuale
frazione Roncaglia si tennero i placiti imperiali o diete a partire
dagli inizi del XI secolo: nel 1154 e 1158 le due più importanti
e solenni tra quelle convocate dall'imperatore Federico Barbarossa.
Nella prima l'imperatore illustrò le direttive della propria
politica italiana mettendo al bando le guerre tra i comuni lombardi
e nella seconda si prefisse di restaurare l'autorità imperiale
(che risultò inattuabile vista la strenua resistenza dei
comuni). Esse si svolsero nei "pratae runcaliae" così
come attestano i documenti antichi pubblicati nei Regesti, che era
il luogo prossimo alla abbazzia di San Pietro presso "Caput
Trebiae" (Cotrebbia vecchia). Dopo varie inondazioni del fiume
Po, venne edificata Cotrebbia Nuova attuale frazione del comune
di Calendasco. Piacenza combatté con successo contro i comuni
confinanti di Cremona, Pavia e Parma, riuscendo ad allargare i suoi
domini al contado e strappando ai Malaspina e al vescovo di Bobbio
il controllo delle vie commerciali per Genova, dove già erano
insediati i primi banchieri piacentini. In questo secolo, nonostante
le poco fruttuose lotte contro l'imperatore Federico II di Svevia,
conquistò qualche caposaldo sulla sponda lombarda del Po.
Nella chiesa di Sant'Antonino furono firmati i preliminari della
Pace di Costanza nel 1183[1]. Le attività mercantili e agricole
assai fruttuose nei secoli XII e XIII, portarono ad un notevole
arricchimento urbanistico della città. Dalla seconda metà
del XIII secolo furono frequenti le lotte intestine per il potere
e l'amministrazione e quindi si susseguirono alla guida del territorio
di Piacenza e del circondario i Pallavicino, Matteo I e Gian Galeazzo
Visconti e Alberto Scoto (o Scotto) eletto nel 1290 signore perpetuo
della città che resse fino al 1304 e poi con interruzioni
sino al 1313. Sotto quest'ultimo governante, mercante e banchiere
che fu signore anche di Tortona (AL) e Novara e per breve tempo
di Milano, nel 1313, fu assediata. Nel 1336, Pinalla Aliprandi,a
capo di una parte dell'esercito di Azzone Visconti, devastò
le terre intorno a Piacenza e partecipò all'assedio della
città, che capitolò nelle mani dei viscontei e rimase
in loro dominio fino al 1447. Il duca Gian Galeazzo riformò
lo statuto cittadino e trasferì temporaneamente a Piacenza
la sede dell'Università di Pavia. Passerà poi, dopo
un terribile assedio che si concluse con la deportazione di migliaia
di cittadini, agli Sforza cui resterà fino al 1499. Le lotte
per il potere in città, iniziate nel XIII secolo, lasciarono
un'eredità di profonde divisioni interne anche durante il
periodo visconteo-sforzesco e la prima età moderna, sia tra
i ceti dominanti, sia tra la popolazione, dando luogo a una vivace
dinamica di scontri di fazione tra le parti dei guelfi e ghibellini.
Tra le maggiori famiglie guelfe piacentine sono da annoverare gli
Scotti, i Fontana, i Malvicini, i Banduchi, i Fulgosi; tra i ghibellini
i Landi e gli Anguissola. Su una moneta del XVI secolo è
impresso il motto: "Placentia floret" poiché la
città stava nuovamente sbocciando grazie al lavoro delle
campagne circostanti. Sempre nel corso del Cinquecento vennero ricostruite
le mura cittadine. Fu governata dalla monarchia francese fino al
1521, poiché il re Luigi XII rivendicava il possesso del
Milanese di cui aveva fatto parte anche il Piacentino sotto le dominazioni
delle due famiglie lombarde. Andrà allo Stato Pontificio
sotto la reggenza di papa Leone X, rimanendoci per un breve periodo
in quanto nel 1545 divenne capitale del Ducato di Piacenza e Parma
sotto la famiglia Farnese. A fondare il ducato fu papa Paolo III
e il primo duca fu suo figlio Pierluigi Farnese che volle fare di
Piacenza la sua capitale e fece cominciare i lavori di costruzione
di Palazzo Farnese che sarebbe diventata la sua base operativa.
Questo resterà incompleto in quanto il Duca morirà
due anni più tardi; infatti l'arrivo dei Farnese aveva allertato
la nobiltà terriera dei dintorni che sentiva minacciata la
propria supremazia. Si creò una congiura e Pierluigi Farnese
venne pugnalato da un esponente della nobiltà piacentina,
che era stato ricevuto amichevolmente a corte. Le fonti identificano
l'assassino come il leader della famiglia Anguissola. Secondo le
stesse fonti costui sarebbe anche tra l'altro l'ideatore del complotto.
Si avvicendarono alla guida del Ducato altri sette duchi, tra i
quali spiccano Ottavio (figlio di Pier Luigi e seppellito nella
chiesa di San Sisto), Alessandro, Ranuccio. Ottavio, in seguito
all'assassinio del padre, spostò per ovvie ragioni di sicurezza
la capitale a Parma, cambiando di conseguenza la titolatura del
ducato in Ducato di Parma e Piacenza, si impossessò di Borgo
Val di Taro (PR) e dello Stato Pallavicino (territorio della pianura
lungo il Po, al confine tra le attuali province di Piacenza e Parma),
introdusse l'industria della seta e del velluto oltre a rinnovare
i catasti. Alessandro, che aveva partecipato alla battaglia di Lepanto
nel 1571, riconquistò le Fiandre. Sotto Ranuccio I vennero
promulgate le costituzioni e fu nominato il governatore. Tempi duri
invece si ebbero sotto di Odoardo, quando su trentamila piacentini,
seimila morirono di fame e tredicimila perirono colpiti dalla peste.
Ci furono avanzate di soldati francesi nel territorio ducale che
spadroneggiavano in città e nel contado; la popolazione era
in preda a scorribande di banditi. Nel 1682 Ranuccio II annesse
al proprio ducato il feudo di Bardi e Compiano comprati dai Doria.
L'importante cardinale Giulio Alberoni divenne primo ministro spagnolo
dopo aver favorito le nozze tra Elisabetta Farnese e Filippo V di
Spagna e da questo momento la città e il resto del ducato
andarono ai Borbone. Dal 1732 al 1859 vi fu il dominio borbonico,
dapprima con Carlo (figlio di Elisabetta Farnese), poi con Filippo
e Ferdinando. Nel corso del XVIII secolo, mancando in città
la corte ducale, vennero edificati numerosi palazzi che le altrettanto
famiglie nobili (come gli Scotti, i Landi e i Fogliani) costruirono
per ostentare le proprie ricchezze ed il proprio potere. Nel 1746,
durante la guerra di successione austriaca, la città fu teatro
di una violenta battaglia tra le truppe austro-sarde e quelle franco-spagnole.
Il ministro Du Tuillot fu ricordato per l'impulso riformista che
permeò la sua attività politica. Nel 1802 la città
fu annessa all'Impero Francese di Napoleone che, con la coscrizione
obbligatoria, inviò i giovani piacentini a combattere le
battaglie di Russia, Spagna e Germania. Napoleone e le sue truppe
saccheggiarono abbondantemente Piacenza, spogliandola di tantissime
opere che tuttora sono esposte nei musei francesi. Il governo di
Maria Luigia d'Austria (1816-1847) fu una sorta di regno illuminato
per i piacentini di città e del contado che la ricordarono
a lungo; la devozione a questo personaggio era tale che moltissime
delle infanti che nacquero in questo periodo e in quello subito
successivo presero il nome da lei, in segno di tributo. La duchessa
bonificò ampi territori, fece costruire ponti lungo la Trebbia
e il torrente Nure, avviò iniziative scolastiche ed artistiche.
Allontanate le truppe austriache dalla città tra la popolazione
e le milizie croate (appartenenti all'esercito austriaco), con un
plebiscito del 10 maggio 1848 Piacenza chiese l'annessione al nascente
Regno d'Italia, allora ancora Regno di Sardegna (su 37.585 votanti,
ben 37.089 vollero seguire le sorti del Piemonte e dei Savoia).
Il 14 maggio una delegazione composta da illustri cittadini, portava
al re Carlo Alberto, accampato nei pressi di Verona, i risultati
del plebiscito. Il monarca proclamava così Piacenza Primogenita
dell'Unità d'Italia, titolo -quello di "Primogenita
d'Italia"- di cui la città ancora si vanta. Il massiccio
arruolamento dei piacentini fra le truppe volontarie guidate da
Giuseppe Garibaldi rappresentano la continuazione dell'impegno a
favore dell'indipendenza. Il primo sindaco cittadino, una volta
unificata l'Italia, fu Faustino Perletti (nato a Calendasco nel
1815 e morto a Firenze nel 1878) nominato con Regio decreto del
18 marzo 1860 del re Vittorio Emanuele; la prima seduta del consiglio
comunale fu il 23 marzo 1860. Il 3 giugno 1865 fu inaugurato il
primo ponte ferroviario. Nel 1891 l'atto costitutivo della prima
Camera del Lavoro italiana fu firmato proprio a Piacenza come tentativo
di tutela dei lavoratori. Le due guerre mondiali interessarono la
città e la provincia, vista anche la notevole partecipazione
dei piacentini nell'esercito. Durante la Seconda guerra mondiale
la città fu pesantemente colpita dai bombardamenti aerei
degli Alleati che fecero crollare anche l'importante ponte ferroviario
sul Po, la stazione ferroviaria, l'ospedale e l'arsenale oltre a
porzioni del centro storico. Fuori città, in collina e sull'Appennino,
erano attivi diversi nuclei di partigiani che combattevano l'esercito
nazista. Nella seconda metà del XIX secolo e nella prima
del XX nuove iniziative imprenditoriali diedero un notevole impulso
allo sviluppo economico ed industriale, ma anche alla modernizzazione
delle aziende agricole. Per questa vocazione agricola e considerata
anche la forte tradizione cristiana, l'Università Cattolica
del Sacro Cuore di Milano inaugurò in città la prima
facoltà negli anni cinquanta, quella di Agraria, nel distaccamento
piacentino dell'ateneo. La posizione centrale, l'importante nodo
ferroviario e il passaggio di due importanti autostrade, continuano
a favorire lo sviluppo economico ed industriale di Piacenza e dei
dintorni fino ai giorni nostri in cui si sta sviluppando e ampliando
un polo logistico nella periferia cittadina. Ottenuto negli ultimi
anni il titolo di "città d'arte" (come i comuni
di Bobbio, Cortemaggiore e Castell'Arquato), Piacenza ha visto aumentare
la presenza turistica. Piacenza vede essere pure sul tratto padano
della Via Francigena, importante via antica percorsa da Sigerico.
La città attualmente si distingue per l'impegno a favore
dell'UNICEF.
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